29 giugno 2012

Risotto al Castelmagno

Quando sono andata alla Coop (quanto mi piace questo supermercato, sono tutti stra gentili!) a comprare il Castelmagno per la ricetta della tartare la sciura del banco formaggi mi ha consigliato questo risotto, quindi mi sono fatta dare un pezzo di formaggio un po’ più abbondante e ho provato a farlo.



Risotto al Castelmagno
Ingredienti
400g riso carnaroli
300g Castelmagno
1 cucchiaino di miele
1 cipolla
1 bicchiere di prosecco
1/2lt di brodo vegetale
Olio evo
Una noce di burro
Una manciata di noci sgusciate

Tritate finemente la cipolla e mettetela in una pentola  a soffriggere con un cucchiaio d’olio. Fatela imbiondire (se vedete che si colora troppo aggiungete mezzo mestolo di brodo) e aggiungete il riso.  Dopo averlo fatto tostare per qualche minuto, sfumate con il prosecco, lasciate evaporare il vino, versate un paio di mestoli di brodo vegetale (che avrete fatto facendo bollire in acqua salata 1 cipolla, 2 carote, 2 coste di sedano per circa un’ora), 200g di formaggio e le noci tritate (tenetene qualcuna intera per guarnizione del piatto) e mescolate. Aggiungete il brodo man a mano che il riso si asciuga girando spesso fino a cottura del riso (15/18 minuti).
Ultimate la cottura, spegnete il fuoco e mantecate il risotto con il miele, il Castelmagno rimasto e una noce di burro.
Impiattate e guarnite il piatto con le noci tritate



28 giugno 2012

Tartare di manzo con Castelmagno e olio al tartufo


Un paio di settimane fa mia sorella mi ha regalato una bottiglietta di olio al tartufo, la sera stessa ci siamo fatte delle tagliatelle ai funghi con olio al tartufo, un’altra volta l’ho usato sul pane caldo per delle bruschette e poi mi sono chiesta come posso gustarmi questa prelibatezza?!?

Premettiamo che non sono un’amante della carne, soprattutto rossa, la mangio a fatica e non sopporto l’odore che mi lascia in casa, ma vado pazza per la carne cruda!!!!! Lo so è un controsenso, ma davanti a un piatto di carpaccio o una tartare non resisto!

Tartare di manzo con Castelmagno e olio al tartufo
150g carne di manzo magra
50g Castelmagno
Olio al tartufo
Sale e pepe

Tagliate al coltello la carne fino ad ottenere una tartare finissima.
Mettete la carne in una ciotola, versate un po’ d’olio (poco perché ha un sapore molto deciso), aggiungete il Castelmagno sbriciolato, aggiustate di sale e pepe e amalgamate bene.
Io ho servito la tartare con un’insalata di spinacini e rapanelli.



Il Castelmagno ha origini antichissime. Le prime notizie di un formaggio con questo nome, utilizzato come forma di pagamento delle gabelle dagli abitanti della zona, risalgono alla fine del tredicesimo secolo; probabilmente la sua produzione iniziò però ben prima, forse intorno all'anno mille. Oggi il Castelmagno, classificato Doc nel 1982, viene prodotto in grandi quantità  nei comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana in provincia di Cuneo. Le stime sul suo consumo debbono tenere inoltre conto del buon numero di prodotti simili che vengono prodotti nelle vicinanze (Castelgiosina (Boves, Lurisia, Roccavione etc.), il Roccaforte di Mondovì).Il castelmagno viene prodotto a partire da latte intero vaccino (con rare, eventuali aggiunte di piccole percentuali di latte ovino e caprino) da bestiame di razza piemontese alimentato a foraggio fresco o fieno proveniente da prati misti o pascoli. Viene considerato di particolare pregio il formaggio ottenuto dagli allevamenti situati proprio a Castelmagno.Durante la lavorazione del Castelmagno si porta il latte crudo a circa 37-38 gradi, aggiungendovi caglio liquido. Dopo la coagulazione e la rottura della cagliata, si lascia riposare il tutto per 35 minuti, quindi viene raccolto in un telo (detto " risola " ), pressato leggermente con le mani e appeso per circa 12 ore a sgocciolare. Dopo queste operazioni, la massa viene depositata in un recipiente di legno e si lascia riposare da 2 a 5 giorni. Quindi viene rimescolata, pressata altri l0 minuti e infine riposta nelle fascere, dove viene pressata con torchio per 1-3 giorni. La salatura si effettua a secco sulle forme, una volta liberate dalle fascere durante circa 48 ore.Il Castelmagno ha un periodo di stagionatura che va da due fino a cinque mesi circa, e che viene trascorso in vere e proprie grotte naturali, fresche ed umide, o in alcune cantine di Caraglio. Una forma di Castelmagno ha generalmente le seguenti caratteristiche:
·         altezza: cm 10-20
·         diametro: cm 15-20
·         peso: Kg 2-7
·         forma: cilindrica
·         crosta: sottile, giallo-rossastra, invecchiando diviene piú scura e rugosa
·         pasta: friabile, di colore bianco perlaceo o giallognolo, se stagionato a lungo assume colore giallo oro, con venature blu
D.P.R. 16.12.82
Riconoscimento della denominazione di origine del formaggio "Castelmagno"
Art.1 - È riconosciuta la denominazione di origine del formaggio "Castelmagno" il cui uso è riservato al prodotto avente i requisiti fissati con il presente decreto con riguardo ai metodi di lavorazione ed alle caratteristiche organolettiche e merceologiche derivanti dalla zona di produzione delimitata nel successivo art. 3.
Art. 2 - La denominazione di origine "Castelmagno" è riservata al formaggio avente le seguenti caratteristiche:
formaggio semigrasso pressato a pasta semidura erborinata, prodotto con latte vaccino eventualmente addizionato con piccole aggiunte di latte ovino e/o caprino spesso parzialmente decremato per affioramento.
L'alimentazione base del bestiame vaccino ed eventualmente ovino e caprino deve essere costituita da foraggi verdi od affienati che derivano da prato, da pascolo e da fieno di prato polifita.
Nella produzione viene impiegato latte proveniente da due mungiture giornaliere.
Si produce per l'intero arco dell'anno.
Il latte deve essere coagulato in un tempo oscillante tra i 30 e i 90 minuti ad una temperatura compresa tra i 35° e i 38°C circa con caglio liquido.
Il formaggio deve essere prodotto con una tecnica caratteristica e nella lavorazione della durata di circa sei giorni devono essere effettuate adeguate pressature ed utilizzati stampi idonei.
La salatura deve essere effettuata a secco.
Periodo di maturazione da due a cinque mesi in grotte naturali fresche ed umide o comunque in locali che ripetano dette condizioni ambientali.
È usato come formaggio da tavola e presenta le seguenti caratteristiche:
forma: cilindrica a facce piane;
dimensioni: diametro da 15 a 25 cm, altezza dello scalzo da 12 a 20 centimetri con variazioni in piú o in meno per entrambe le caratteristiche in rapporto ai mezzi tecnici di produzione;
peso: da 2 a 7 kg;
colore della pasta: di colore bianco perlaceo o bianco avorio se poco stagionato; di colore giallo ocrato con venature blu verdastro se stagionato;
struttura della pasta: alquanto friabile se poco stagionato o compatta se stagionato;
confezione esterna: se poco stagionato ha crosta sottile di colore giallo rossastra, liscia, elastica e regolare; se stagionato assume invece un colore piú scuro, si ispessisce e diventa rugosa;
sapore: fine delicato e moderatamente salato se poco stagionato; saporito, forte e piccante se stagionato;
grasso sulla sostanza secca: minimo 34%.
Art. 3 - La zona di produzione ivi compresa la stagionatura comprende gli interi territori amministrativi dei comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana ricadenti nella provincia di Cuneo.

27 giugno 2012

Confettura di ciliegie


Per finire la quantità decisamente elevata di ciliegie che ho avuto quest’anno tra quelle comprate a Vignola e quelle della pianta a casa di mamma ho deciso di fare la confettura.
Ma mentre scrivevo il titolo del post sono stata colta dal dubbio…è una confettura o una marmellata?
In inglese è facile marmalade è la marmellata di agrumi, tutto il resto è jam.

Quindi sono andata a documentarmi sul web:

Qui ho trovato:
"Dicesi confettura il procedimento per la conservazione della frutta che prevede la bollitura della frutta intera, se piccola e a pezzi se grande con l'aggiunta eventuale di acqua, fino a quando il tutto non avrà raggiunto la concentrazione zuccherina che ne permetta la conservazione. I frutti non devono sciogliersi e si devono vedere anche dopo la cottura.
Dicesi invece marmellata il procedimento che prevede la cottura di frutta e zucchero fino a quando lo sciroppo derivato dallo scioglimento dello zucchero nel succo dei frutti diventa consistente. Il composto a fine cottura si frulla o si passa al setaccio per ottenere una purè liscia" Così ci illumina la Signora Bauducchi.

Qui 
Marmellata o confettura? Se nel linguaggio di tutti i giorni si tende a non fare distinzione fra i due termini, definendo genericamente "marmellata " qualsiasi composto a base di frutta e zucchero, in realtà la differenza c'è, ed è sancita addirittura da una direttiva dell'Unione Europea. È marmellata un prodotto a base di agrumi (limone, arancia, mandarino e, più raramente, cedro, pompelmo e bergamotto); si parla invece di confettura se si usa qualsiasi altro tipo di frutta (o addirittura, in alcune ricette, di verdura). La differenza la fa anche la percentuale di frutta usata per il preparato: deve essere almeno del 20 per cento per la marmellata, del 35 per cento per la confettura, del 45 per cento per la confettura extra. Esiste anche un terzo prodotto che può essere chiamato in causa, la gelatina: è prodotta esclusivamente dal succo della frutta senza polpa o buccia. Secondo la legge, eventuali preparati non di agrumi che contengano una percentuale di frutta inferiore al 35 per cento, possono essere definiti a loro volta "marmellate", ma si tratta di prodotti di qualità inferiore, che comunque non possono scendere al di sotto del venti per cento di frutta. Lasciando da parte i sofismi legislativi, marmellate e confetture fanno parte dell’alimentazione dell’uomo fin dall'antica Grecia. Se una volta venivano preparate esclusivamente in casa, oggi sono per la maggior parte di produzione industriale.

E su Wikipedia
Con il termine marmellata si intende comunemente una preparazione semisolida dolce, o più raramente agrodolce, a base di vegetali a pezzetti e zucchero e cotta a lungo. Nella grande maggioranza dei casi è a base di frutta, ma non mancano esempi differenti come la marmellata di pomodori rossi o verdi oppure quella di rabarbaro.
Dal 1982, per effetto di una direttiva comunitaria, solo prodotti ottenuti da agrumi possono essere venduti nell'Unione Europea con la denominazione di "marmellata", mentre tutte le altre preparazioni vanno chiamate confettura.
Origine 
Il nome deriva dalla parola portoghese marmelo, per mela cotogna (dal greco μελίμηλον "mela di miele" ). Diffusa in quasi ogni paese, ha generato una serie di leggende sulla sua origine, che spesso coinvolgono personaggi reali come Elisabetta d'Inghilterra o Caterina de' Medici. In realtà, già gli antichi greci conservavano le mele cotogne cuocendole lentamente per addensare gli zuccheri contenuti. L'addensamento del composto ottenuto si ha durante il raffreddamento, ad effetto della azione della pectina.
E' da notare comunque che, prima dell'avvento dello zucchero, evento alquanto recente, fino alla fine del 1700, l'unico addolcente conosciuto oltre ai succhi di frutta (Sapa) era il miele, materiale costosissimo, usato dai ceti poveri come merce di scambio per avere prodotti essenziali, piuttosto che per il consumo. È possibile che il miele fosse in uso, ma improbabile che il miele fosse un uso comune.
Il termine "mela di miele" non deriverebbe perciò dalla aggiunta di miele, ma per il fatto, facile da verificare, che la polpa del frutto che è praticamente immangiabile anche in fase di maturità, pochissimo dolce, dura, e piuttosto acre, subisce con la cottura, prima di qualsiasi aggiunta di eventuali addolcenti, una trasformazione drastica degli zuccheri a lunga catena contenuti ( quindi "poco dolci") in zuccheri decisamente "dolci", con uno spiccato profumo di miele.
Una preparazione affine è quella della canditura della frutta o della verdura, considerata un regalo principesco nello stesso periodo. È tuttavia probabile che entrambe le tecniche siano ben più antiche: la cottura e, insieme, la concentrazione degli zuccheri assicurano una lunga conservazione della frutta, altrimenti impossibile in epoche prive di sistemi di refrigerazione.
Marmellata, confettura, gelatina, composta 
[1] Il principio delle tre preparazioni è identico. Il risultato varia, però, leggermente. Nella terminologia attuale con marmellata si intende una crema cotta di zucchero e agrumi a pezzetti (limonearanciamandarino, e più raramente di pompelmoclementinacedro ebergamotto).
La confettura indica la stessa preparazione riferita agli altri tipi di frutta.
La gelatina di frutta viene prodotta con zucchero e succo della frutta, senza polpa o buccia, ed è maggiormente usata in pasticceria perapricottare i dolci prima di glassarli. Compare anche come ingrediente di salse dolci.
La legge prevede che la percentuale di frutta non debba scendere, in ogni caso, sotto il 20%.
Marmellata, confettura o gelatina vengono definite extra se il tenore di frutta è di almeno il 45% e solitamente ne hanno il 35% o 40%.
La composta di frutta si distingue dalla marmellata per il maggior contenuto di frutta e conseguentemente il minor quantitativo di zucchero aggiunto. La percentuale di frutta deve essere, per legge, superiore al 65%.
Procedimento 
La frutta viene mondata delle parti di scarto, tagliata a pezzetti e cotta a lungo nello zucchero sino a che diventa cremosa. Viene quindi messa, bollente, in barattoli. Una volta tappati il calore residuo del composto si occupa di sterilizzarli. La marmellata viene consumata dopo qualche tempo dalla preparazione.
L'aggiunta di piccole quantità di pectina riduce drasticamente i tempi di cottura necessari per ottenere l'addensamento, portandoli da ore a minuti; per tale motivo è comunemente utilizzata nella produzione industriale ma può facilmente essere reperita anche per uso domestico. Viene quindi messa (bollente) in barattoli. Tappati e messi capovolti (dalla parte del tappo) in mezzo a coperte fino a raffreddamento (serve per creare il sottovuoto, così la marmellata non si rovina facendo muffe).
Oggi la produzione industriale inscatola marmellate usando esclusivamente il metodo del sottovuoto e con doppia sterilizzazione: questa tecnica, eseguibile anche in ambito casalingo, evita la crescita di muffe. Il botulino invece non può svilupparsi nella marmellata né nelle confetture perché il loro tenore di zucchero è letale per questo batterio anaerobico; le contaminazioni da botulino nei prodotti casalinghi sono spesso riscontrabili nei sottoli. Lo zucchero o miele rappresenta circa il 40-50% del peso totale: la marmellata è sostanzialmente metà frutta e metà zucchero.
  
Ma passiamo alla ricetta…
le ciliegie erano già molto dolci e gustose (siiiiiiiiiii ne ho assaggiate un paio, e se non erano buone come facevo?!? Mica potevo regalare una marmellata cattiva, no?!? Cmq ho portato per giorni il segno di queste ciliegie sulle mani ufffffffffff) quindi ho ridotto ulteriormente la quantità di zucchero della ricetta che ho trovato sul mio libricino di marmellate e confetture e ho utilizzato lo zucchero di canna.

Confettura di ciliegie
Ingredienti
1kg ciliegie denocciolate
350g zucchero di canna
1 bicchiere d’acqua
½ limone

Lavate le ciliegie, tagliatele a metà e togliete il nocciolo.
In una pentola dai bordi alti e il fondo spesso mettete le ciliegie, lo zucchero, l’acqua e il succo di limone., portate a bollore e fate cuocere a fuoco basso per 30 minuti mescolando spesso e togliendo l’eventuale “schiuma” che si forma.

Per vedere se la marmellata è pronta fate la prova del piattino mettendo una goccia del composto sul piattino lasciato raffreddare in frigorifero, se la marmellata si solidificherà e non scivolerà via è pronta.      
Invasate nei vasi precedentemente sterilizzati (far bollire i barattoli per 15 minuti, lasciarli asciugare su un canovaccio pulito). Chiudeteli i barattoli e capovolgeteli per effettuare un buon sotto vuoto.

Effettuate una seconda sterilizzazione (Mettere i barattoli in una pentola dal fondo spesso e sufficientemente alto per contenere i barattoli in piedi, uno accanto all’altro, possibilmente separati da un tovagliolo in stoffa o un canovaccio in modo che non sbattano tra di loro quando l’acqua bolle. Portare l’acqua al punto di ebollizione e farla bollire per 20 minuti. Spegnere il fuoco e far freddare i barattoli in acqua. Asciugare con cura)

Quando i barattoli si saranno raffreddati metteteli in dispensa (o in un luogo buio e asciutto) fino al momento dell'uso, poi conservate la marmellata in frigo per 2 mesi.



26 giugno 2012

Pasta con fiori di zucca e speck al prosecco


Ieri ho comprato i fiori di zucca dal fruttivendolo, ma vanno fatti subito! Sono belli quanto delicati e facilmente deperibili, così sono tornata  a casa e il frigo era abbastanza triste, ma avevo da finire un pezzo di ottimo speck che avevo preso a Merano, i pomodori non mancano mai e nemmeno il prosecco J e così è nata questa pasta.



Pasta con fiori di zucca e speck al prosecco (x 2 persone)
170g pasta
100g speck
15/20 fiori di zucca
1 bicchiere di prosecco
1 manciata di pomodorini
½ cipolla
Olio evo
Sale e pepe

Mentre la pasta cuoce, fate soffriggere la cipolla con un po’ d’olio. Quando si sarà imbiondita aggiungete lo speck tagliato a listarella e i pomodorini tagliati a metà, aggiungete un pizzico di sale e fate cuocere un paio di minuti, poi sfumate con il prosecco.
Lavate  e pulite i fiori di zucca e tagliateli a striscioline. Quando il vino sarà evaporato aggiungete le striscioline di fiori di zucca al sugo e fate saltare per un minuto.
Mantecate la pasta con il sugo e spolverate con un po’ di pepe nero appena macinato.


25 giugno 2012

Insalata di pollo, melone e feta greca


Un piatto veloce e freschissimo per queste giornate calde…
Per questa ricetta non vi metterò le dosi precise perché ho aperto il frigo e ho inventato…

Insalata di pollo, melone e feta greca
Ingredienti
½ melone a persona
Petto di pollo
Insalata
Feta greca
Vino bianco
Olio evo
Sale e pepe

In una padella antiaderente con un filo d’olio fate cuocere il petto di pollo tagliato a dadini, sfumandolo con il vino bianco. Quando il pollo è ben cotto togliete la padella dal fuoco, salate leggermente (poi salerete anche l’insalata quindi non salate e lasciate raffreddare.
Tagliate a metà il melone, pulitelo dai semini e togliete la polpa.
Conservate la buccia come contenitore della vostra insalata.
In una ciotola mettete la polpa del melone tagliata a cubetti, l’insalata, la feta e il pollo raffreddato, condite con un po’ d’olio, aggiustate di sale e mettete l’insalata nel melone svuotato.


21 giugno 2012

Pasta con crema di peperoni


Questa è una ricetta che faceva spesso una mia compagna di università. È veloce, colorata e gustosa.
Ve la propongo con le modifiche che ho apportato negli anni.

Pasta con crema di peperoni
Ingredienti (x 3 porzioni)
2 peperoni (io ne ho usato uno giallo e uno rosso)
250g pasta
125ml panna da cucina
1 bicchiere di vino bianco
½ cipolla
Olio evo
Sale
Peperoncino (se vi piace, io non lo metto)

Tagliate finemente la cipolla e mettetela a imbiondire in un tegame con un po’ d’olio.
Lavate i peperoni, togliete i semini e le parti bianche,  tagliateli a quadretti di un paio di centimetri e versateli in padella con la cipolla. Lasciate rosolare per un paio di minuti, salate e sfumate con il vino bianco. Fate cuocere finchè non si ammorbidiscono (se si asciugano troppo aggiungete ½ bicchiere d’acqua).
Versate i peperoni nel bicchiere del mixer ad immersione, aggiungete la panna (e il peperoncino, se volete metterlo) e frullate fino ad ottenere una crema omogenea (a me piace lasciare i peperoni abbastanza grossi non ridurli in poltiglia).
Scaldate la crema per un paio di minuti e condite la pasta.


20 giugno 2012

sondaggio...

La mia amica Ilaria (la mamma di Leonardo) mi ha fatto uno splendido regalo...il restyling del logo del mio blog...


Problema: mi piacciono tutte le sue proposte quindi chiedo il Vs. aiuto per decidere....
Quale logo preferite?


logo 1

logo 2

logo 3

logo 4

logo 5






Grazie!!!!
Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

19 giugno 2012

La vita è l’arte dell’incontro

La vita è l’arte dell’incontro…
Ammetto di non saper citare l’autore originale di questa frase, ma l’ha detta Niccolò Fabi giovedì sera durante una conferenza. Già quella sera mi aveva colpito, ma domenica ho incontrato una persona speciale SARACHAN e mi è tornata in mente.

L’occasione è stata un’altra dimostrazione per la ditta Rebecchi presso il Tigros di Solbiate Arno (il post della scorsa settimana lo trovate qui), lei doveva fare le sue fantastiche torte e io farle da assistente. Bè è stato un onore perché ho imparato tanto, qualche trucco sulla pasta di zucchero e molto umanamente.
La prima cosa che è saltata all’occhio è la ns. passione per il rosa (forse lo avete capito visto che tutte le torte sono con particolari rosa) e il color Tiffany…poi mano a mano che si parlava ho scoperto una ragazza fantastica e una grande artista, semplice e spiritosa.

Il suo blog e le sue torte parlano per e di lei quindi non mi dilungo oltre e vi mostro quello che abbiamo (io in minima parte) creato domenica.



La torta estiva...conchiglie e frangipane....










Variazioni di rosa...











Le rose....






 


GRAZIE Sara!!!!!!!!!!!!! 
e grazie a tutti quelli che sono passati a trovarci o ritrovarci!!!!!




15 giugno 2012

Buon compleanno dolcissima Becky!!!!!


Per i due anni della bellissima e tenerissima Rebecca volevo fare una torta che la rispecchiasse…
ed eccola qui…

Due basi al cioccolato con all’interno una crema alla vaniglia.

Torta al cioccolato
Ingredienti
170g farina
150g zucchero
125ml latte
75g burro
50g cacao amaro in polvere
30g fecola
4 uova
1 bustina di lievito

Crema alla vaniglia
Ingredienti
3dl panna
2dl latte
4 tuorli d’uovo
½ bacca di vaniglia
120g zucchero

In un pentolino fate scaldare il latte e la panna con la vaniglia (aprite la bacca e con il retro della lama del coltello prelevate i semini e mescolateli al latte, la bacca svuotata lasciatela comunque in infusione).
In una ciotola montate le uova con lo zucchero e versate il composto nel latte caldo. Rimettete sul fuoco e portate a 80° girando continuamente per non far attaccare la crema ai lati del pentolino.

Lasciate raffreddare e poi farcite con la crema la torta.


Per i piccoli invitati ho pensato a una serie di biscotti sullo stecco/leccalecca.
La base è una semplicissima pasta frolla (la ricetta la trovate qui).

Aggiungi didascalia



e durante la consegna della torta ho ricevuto il mio regalo di compleanno...bellissimo,ma il pacchetto con dedica di più !!!



14 giugno 2012

Torta morbida di pesche


Passando dal banco frutta del supermercato l’altra sera sono stata catturata dall’odore di pesca…è quasi estate!!!!  
Erano li belle, mature, profumate e ho deciso di prenderne qualcuna.
Appena arrivata a casa me ne sono mangiate un paio, erano buonissime!!!! Con le restanti ho deciso di fare un dolce, ho mixato qualche ricetta che avevoed ecco qui il risultato!

Torta morbida di pesche
Ingredienti
200g farina 00
100g farina di mandorle
125g zucchero
100g burro
100 ml latte
4 pesche (circa 600g)
3 uova
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 bustina di lievito per dolci

In una ciotola mettete la farina setacciata con il lievito, aggiungete la farina di mandorle e lo zucchero, unite le uova (che avete sbattuto in un’altra ciotola), il burro ammorbidito, l’estratto di vaniglia e versate il latte. Amalgamate bene l’impasto fino ad ottenere un composto fluido e omogeneo.
Pelate le pesche e tagliatene due a spicchi e adagiateli a raggiera sul fondo di una teglia (io ho usato quella in silicone quindi non ho aggiunto nulla, altrimenti imburratela e infarinatela) e le altre due a cubetti di circa 2 cm che mescolerete con l’impasto già pronto.
Versate il composto nella teglia sopra gli spicchi già disposti, con delicatezza per non farli spostare.

Infornate a 180° per 45 minuti.

Lasciate raffreddare bene prima di togliere dalla teglia.